Durante la repubblica Serenissima tra le maschere tipiche veneziane la bauta era utilizzata sia dagli uomini che dalle donne in moltissime occasioni.
Durante il carnevale a Venezia la bauta era utilizzata per tenere l’anonimato e consentire quindi qualsiasi svago. Persino i preti e le suore la utilizzavano per coprire la proprie avventure amorose. Era un obbligo per le donne sposate che si recavano a teatro mentre era proibita alle fanciulle in età da matrimonio.
La bauta è formata da una maschera bianca in cartapesta dal labbro superiore allargato e sporgente che in origine serviva per cambiare il timbro della voce, rendendo quindi irriconoscibile chi la indossava. Questa maschera è bianca ed è anche chiamata larva, probabilmente dalla stessa voce latina il cui significato è appunto maschera o fantasma.
Del le maschere tipiche veneziane la bauta aveva una forma che permetteva di bere e mangiare senza mai doverla togliere, mantenendo così l’anonimato.
Inoltre è possibile anche indossare un lungo mantello nero che copre fino a metà la persona.