“Da dietro il velo” è il terzo videoclip tratto da ULTIMO D’ANNUNZIO, uscito il 25 Maggio 2022 per La Stanza Nascosta Records.
Con Sara Bertolucci nel ruolo di Eleonora Duse
Regia di Alfredo Marasti / Christian Mazzoncini
Op. di macchina / Aldo Masini & Chris Mazzoncini
Edit & color grading / Chris Mazzoncini
Make-up / Laura Panelli & Federica Guerra
Costumi – Falpalà Costumi (Montichiari)
Acconciature / Franco Vanzani (Salò) & Emanuel Ronda (Senza via di Shampoo, Pescia)
Testo e musica di Alfredo Marasti
Produzione artistica di Alfredo Marasti/Salvatore Papotto
Chitarra/voce principale: Alfredo Marasti
Voce femminile: Rebecca Cinquina
Pianoforte: Danilo Sesti
Violini: Teresa Dereviziis
Basso: Salvatore Papotto
Il D’Annunzio più lirico e dolcemente seducente, dimenticato o decostruito in altri brani di ULTIMO D’ANNUNZIO, riemerge a tratti nel brano Da dietro il velo, in cui il punto di vista è quello di una Duse in apparenza più giovane rispetto a quella della tormentata storia con Gabriele, qui interpretata da Sara Bertolucci.
La simbologia di questo terzo e ultimo video-racconto rimanda al romanzo Il fuoco, dove Eleonora è associata a Persefone, all’Oltretomba e al mito del melograno. Mangiandone incautamente i chicchi, Persefone è condannata a rimanere sei mesi all’anno al fianco di Ade, che l’ha catturata.
Eleonora/Persefone riemerge dunque dalle tenebre per tornare in vita solo provvisoriamente, vagando di contesto in contesto come un fantasma mentre fa un bilancio, tra luci e ombre, del rapporto tra lei e Gabriele. Risvegliandosi in un Vittoriale abbandonato e divorato dal tempo, dove si intravedono i corpi mummificati di Gabriele e di un suo levriero, si ritrova quasi magicamente prima di fronte al lago di Garda (l’inquadratura è stata realizzata dalla cima della Rocca di Manerba), poi su una spiaggia che potrebbe essere quella di Marina di Pietrasanta, dove Gabriele scrisse per lei “La pioggia nel pineto”. Qui qualcuno, a tradimento, lascia cadere un chicco di melograno nel calice da cui lei sta bevendo; come avvelenata, Eleonora si accascia a terra solo per risvegliarsi, trasfigurata in ninfa, nelle vallette irreali di un Vittoriale ancora vivo e fiorente. Si tratta dell’ennesima allucinazione: in realtà la “divina” Eleonora si trova su un palco, dove recita all’infinito la scena della morte di Persefone, acclamata dal pubblico. Il passaggio tra le varie dimensioni del video è suggerito dal ricorso, sperimentale, a immagini girate all’infrarosso da Aldo Masini.
Il titolo del brano deriva dal busto velato che Gabriele stesso ha voluto fosse collocato nell’Officina, lo studio in cui scriveva, unica stanza del Vittoriale illuminata a giorno.
Nonostante le vicende che li hanno separati e il carattere difficile di entrambi, Eleonora rimane la metà più affine a Gabriele, musa e amante, disposta a incarnare in tutto e per tutto le sue creazioni («Gli perdono tutto, perché ho amato!»); fantasma della memoria, contempla la vecchiaia di Gabriele con un misto di acredine e dolcezza, vedendolo vittima del tempo che passa, come fu lei stessa al tempo della loro storia d’amore. Nelle scene finali Eleonora incontra finalmente Gabriele, trasfigurato in cane: è l’occasione per un ultimo saluto, prima di rientrare nell’Ade.